Un trekking alternativo alla ricerca degli antichi seccatoi, questa è l’idea che vi proponiamo. Oggi non è semplice trovarne ancora in piedi dalla nostra parte della montagna, ma per anni questi luoghi, forse troppo presto dimenticati, hanno significato la vita e la quotidianità per le popolazioni del posto.

Diruti, caduti in disuso, spesso abbandonati all’interno dei castagneti inselvatichiti, i seccatoi oggi sembrano come scheletri di un passato antico che si è perso ed è rimasto intrappolato nella ragnatela del tempo. Eppure, in un’epoca non così lontana dalla nostra, era proprio il seccatoio a scandire le giornate delle popolazioni amiatine.
Grazie alla centralità del frutto della castagna nella dieta di tutto l’anno e della pianta del castagno che non a caso veniva chiamato “albero del pane”, quanto avveniva all’interno del seccatoio e la buona riuscita del lavoro che vi si svolgeva erano fondamentali alla sopravvivenza stessa.

Ma come funzionava un seccatoio?
La struttura dell’edificio era abbastanza semplice. Sembravano delle piccole casette che di solito andavano dai 15 ai 25 metri quadri di ampiezza.
Erano divisi in due piani e il pavimento del piano superiore (detto graticcio o caniccio) era caratterizzato da una serie di stecche di legno disposte a breve distanza l’una dall’altra così da far passare l’aria calda che arrivava da sotto, mentre sopra venivano adagiate le castagne raccolte durante il periodo della castagnatura che tradizionalmente andava dagli ultimi giorni di settembre fino ai primi giorni di novembre.
Il pian terreno era il vero cuore pulsante del seccatoio.
Qui andava acceso un fuoco che doveva essere mantenuto a fiamma bassa e costante per tutto il periodo necessario all’essiccazione delle castagne e, ovviamente, questo richiedeva che qualcuno dovesse stare sempre lì a controllarlo. Per tale motivo, intere famiglie si radunavano dentro gli spazi ridotti del seccatoio per mesi interi (talvolta da novembre si arrivava fino ai primi giorni di gennaio) e per passare meglio il tempo si raccontavano novelle, leggende, pettegolezzi e storie di ogni tipo. In assenza delle TV, degli smartphone o di altri generi di passatempo quello era il loro Netflix, il loro social network.

Dove trovare un seccatoio sul Monte Amiata
Ma dove si può trovare oggi un seccatoio se sei ospite da noi senza doverlo andare a cercare tipo Indiana Jones in mezzo ai boschi col rischio di ritrovarsi davanti soltanto un ammasso di pietre dirute? Beh, in realtà ce n’è uno molto semplice da raggiungere ed è lungo la vecchia strada che collega Abbadia San Salvatore a Piancastagnaio (quindi strada bianca, semplice da percorrere e molto frequentata per trekking, bicicletta e passeggiate). L’edificio è stato fatto sistemare qualche anno fa proprio con l’intento di riportarlo esattamente a come erano i seccatoi una volta e lo si può trovare in località Cerro del Tasca, seguendo il percorso azzurro (Cipriana) dei sentieri UISP. Ovviamente si può osservare, ma senza una guida esperta è vietato entrarci.
Qui si capisce molto bene il funzionamento del seccatoio così come è stato per secoli, finché l’avvento delle miniere prima e del progresso poi non ne modificarono ruolo e importanza. Anche se, vederne uno ancora intatto suscita un magnetismo ed un fascino tutto particolare.
È un po’ come fare un fugace viaggio nel tempo.
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