Abbiamo percorso il tratto della Via Francigena che attraversa Abbadia San Salvatore. Non è soltanto la variante al cammino di Sigerico lungo il percorso storico che collega l’Inghilterra a Roma (una via importantissima in epoca medievale e sulla quale si sono forse dipanate anche le misteriose vicende della Bibbia Amiatina), ma è anche un piacevolissimo tracciato da fare durante un periodo di vacanza sul Monte Amiata, specie in primavera.
Siamo partiti da località Zaccaria, dove un bivio alla Strada Provinciale del Monte Amiata introduce immediatamente su di una strada bianca che passa accanto a qualche podere e lascia godere di una magnifica vista verso la valle e verso Radicofani.
Poco più avanti si giunge più o meno in corrispondenza del podere Laccoria e si svolta a sinistra verso il podere di Trefossata, un insediamento di antiche origini (probabilmente XXI secolo) che sorgeva accanto alla Pieve di Santa Maria Interfossata. Il nome di quest’area, come facilmente si intuisce, è legato alla presenza dei corsi d’acqua che ne caratterizzano i dintorni.
La camminata prosegue in un ambiente tranquillo e silenzioso, immersi in un paesaggio che fonde montagna e campagna, con i boschi di cerro e roverella che si alternano a terreni lavorati e piccoli oliveti. Finché si giunge al Fosso della Romanella, uno dei corsi d’acqua più costanti durante lo scorrere delle stagioni e che raccoglie le acque della montagna e dolcemente le convoglia verso valle.
Non è raro da queste parti imbattersi in numerosi animali selvatici anche in pieno giorno come caprioli, Istrici o volpi. Uno scenario da piccolo paradiso accompagnato dal costante cantare degli uccelli che non cessano mai il loro cinguettio.
Si giunge quindi in località Terra Bianca, dove si ritrovano poderi e case isolate e dove ancora oggi molti (chi per hobby, chi per mestiere) hanno recuperato le antiche tradizioni dedicandosi all’agricoltura e all’allevamento di animali da stalla e da cortile.
L’ultimo tratto in salita ci ricorda che stiamo risalendo verso il paese di Abbadia e una volta scollinato, all’orizzonte ecco apparire il profilo dell’abbazia del Santissimo Salvatore, molto simile a come doveva apparire al pellegrino molti secoli fa dopo un lungo viaggio alla ricerca di un ristoro notturno sulla via.

A questo punto si può scegliere se fermarsi in abbazia, o proseguire verso il centro storico e da lì, oltre la Porta dei mulini e la località che porta l’evocativo nome de Le buche delle fate, percorre ancora un tratto di Francigena tra orti, boschi e ruscelli prima di fare ritorno in paese.