La fiera del 19 settembre ad Abbadia coincide con le celebrazioni di San Marco Papa. O forse sarebbe meglio dire il contrario?
Già perché se è vero che il patrono di Abbadia San San Salvatore è ormai da qualche secolo il santo le cui preziose e bellissime reliquie sono conservate all’interno dell’abbazia, potrà stupire il fatto che il 19 settembre non è affatto il giorno della sua ricorrenza.
San Marco Papa ricorre infatti il 7 ottobre, data che coincide con il giorno della sua morte e, di conseguenza, con la fine del suo pontificato (il 7 ottobre del 336 appunto).
Inoltre va detto che San Marco Papa non è da sempre il patrono del paese. Per molto tempo lo è stato in realtà San Giovanni Battista (che per onor di cronaca è anche il protettore di noi albergatori) e va detto anche che la fiera non esiste proprio in virtù dei festeggiamenti per il santo, ma esisteva già da prima.
Ma andiamo con ordine.

Che c’entra Abbadia con San Marco Papa?
Il Papa Marco, verosimilmente romano d’origine, ebbe un pontificato piuttosto breve (dal 18 gennaio al 7 ottobre del 336) il sanutuario all’interno del quale venne sepolto è la Basilica di San Marco Evangelista a Roma.
E allora da cosa deriva il legame con Abbadia? In realtà la testa del santo fu separata dal corpo in anni molto precedenti al suo arrivo nel monastero di San Salvatore. Stando a quanto riportato dal sito ufficiale dell’abbazia, la reliquia della testa venne acquistata verosimilmente dall’Abate Rolando nel XIII secolo e, successivamente, nel 1381 venne tumulata all’interno di un busto dorato. Una straordinaria scultura metallica voluta dall’Abate Giovanni da Firenze.
Questo fu il momento in cui il destino del pontefice romano e del paese amiatino si legarono l’uno all’altro.
Oltre alla reliquia, l’abbazia ha conservato per secoli anche una casula che si ritiene sia appartenuta al santo stesso. Oggi entrambi questi preziosi oggetti di arte sacra possono essere ammirati all’interno del museo dell’abbazia.

Che fiera era quella di una volta?
Il nome originario della fiera del 19 settembre era “Fiera delle merci e del bsetiame” e non era un semplice mercato, ma un momento atteso da tutta la popolazione per tutto l’anno.
Si svolgeva nella piana di Fosso Canali, dove adesso ci sono una scuola, un parco giochi e impianti sportivi. Ecco, lì una volta c’era un grande prato circondato da secolari alberi di castagno. I banchi di merci, soprattutto ortofrutta e frutta secca, stoffe, vestiti, cappelli, giocattoli e utensili erano disposti lungo i lati delle strade che circondavano il prato e in una strada che lo divideva in diagonale. In fondo allo spiazzo stavano gli animali da allevamento: manzi, vitelli, buoi bianchi della Chiana, buoi neri maremmani, asini, capre e maiali. E poi c’erano i cavalli che i proprietari provavano al galoppo nel prato incuranti delle altre persone.
Ma la fiera era soprattutto una festa. C’erano giochi da fare e passatempi di ogni tipo come la pesca fortunata, il tiro al bersaglio e poi c’erano le usanze popolari che si sommavano alla ricorrenza. Ad esempio era usuale “fare la fiera” a qualcuno, ossia comprare un regalo scegliendolo tra i banchi esposti. Specialmente tra fidanzati, i maschi avevano quasi il dovere morale di fare la fiera alla propria promessa. Così come fare la fiera ad una giovane ragazza era un modo per cercare di conquistarla.

Ma perché la data diversa allora?
Il fatto è questo. La scelta di svolgere la fiera delle merci e del bestiame intorno alla metà del mese di settembre era tutt’altro che casuale. Più o meno coincideva con la fine dell’estate in montagna. Quel momento molto delicato (quando una volta si viveva soprattutto dei prodotti della terra) in cui si aspettavano l’autunno e la castagnatura, ma soprattutto ci si preparava al rigido e lungo inverno. Le merci che arrivavano dalla campagna, dalle zone collinari e pianeggianti della Toscana e della Tuscia, erano fondamentali per sopravvivere alla stagione fredda.
Questa usanza, vecchia di secoli, doveva aver avuto origine sin dal medioevo e, poiché le cose da queste parti erano andate avanti più o meno allo stesso modo per diverse centinaia di anni, non si poteva certo penasare di spostare la fiera per farla coincidere con il giorno del santo (in pieno periodo di raccolta delle castagne per altro), era molto più semplice fare il contrario.
Ed ecco spiegato il perché del fatto che ad Abbadia celebriamo il santo patrono nel giorno sbagliato.