Il sentiero di Sant’Antonio di Abbadia San Salvatore è uno dei 4 percorsi che partendo dallo stadio comunale di Abbadia San Salvatore si sviluppa all’interno dei castagneti che circondano il paese, ma una delle peculiarità di questo sentiero è quella di attraversare anche un piccolo pezzo di storia della montagna. Gli antichi poderi.
Sant’Antonio, del resto, era proprio uno di questi poderi e i ruderi sparsi che si trovano al bordo del sentiero stanno lì a testimoniare il passato agricolo e pastorale di quest’area. Senz’altro si notano i resti di una porcilaia e di alcune stalle, così come si nota la struttura di un vecchio seccatoio.
Il seccatoio (ne ha parlato qualche settimana fa HistoryCall) era quella antica struttura nella quale venivano messe ad essiccare le castagne per poi essere lavorate in farina. Ingrediente preziosissimo per la vita dei popoli amiatini.
Il sentiero di Sant’Antonio è il percorso di circa 9,8 Km identificato dal colore marrone che parte dallo stadio comunale di Abbadia San Salvatore, attraversa il Parco della Rimembranza ed entra subito nel bosco di castagni. Dopo aver percorso un breve tratto della strada vicinale del Cerro del Tasca, la vecchia strada bianca che collega Abbadia a Piancastagnaio, si deve svoltare verso destra all’altezza della Crocetta (un piccolo crocifisso che si trova a bordo strada sulle rocce trachitiche). Da qui si entra nel sentiero vero e proprio che si snoda tra saliscendi, mulattiere e tagliafuoco e dopo una salita piuttosto ripida porta proprio al vecchio podere.
Prima dell’avvento dell’industria mineraria (e per molto tempo anche in coabitazione con essa) i poderi montani di questa zona avevano un ruolo particolarmente importante per le popolazioni del luogo. Le principali attività di chi abitava questi poderi non erano solo quelle legate all’attività di coltivazione delle castagne per mangiarle fresche o essiccarle per farne farina, molta importanza aveva l’allevamento degli animali, specialmente capre e pecore (interessantissimo a tale riguardo è uno studio recente di Alfio Cortonesi, pubblicato da Carocci, ed intitolato “Il Medioevo degli Alberi”). Altrettanto rilevante era l’attività forestale, sia per il legname che per il carbone.
Erano poderi che oggi chiameremmo ecocompatibili: completamente autosufficienti e pienamente rispettosi dei cicli e dei tempi della natura. Intorno avevano piccoli frutteti destinati all’autoconsumo e in molti casi ancora oggi se ne ritrova traccia. Si possono infatti trovare alberi da frutto, spesso molto vecchi, che con il tempo si sono inselvatichiti ma che producono ancora ottimi frutti, come le visciole.
Non molto distante, lungo il percorso si attraversa un altro di questi antichi poderi, la Cipriana e se ne costeggia uno poco lontano, i Pozzaroni. Ve ne sono molti altri sparsi per il bosco, alcuni sono stati recuperati e oggi sono residenze molto pregiate o sono tornati al loro ruolo di centro agricolo montano, altri non sono stati mai abbandonati, altri ancora ormai sono poco più che ruderi. In ogni caso vale davvero la pena fare una passeggiata tra la natura e questo piccolo scorcio di storia di montagna.